Con la dovuta calma

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Calma. Abbiamo così tanto bisogno della calma. Così tanto che è stata trasformata in un prodotto. In un bene consumabile. La possiamo comprare nelle playlist di Spotify, nei corsi di respirazione zen o di yoga che ci fanno vagare per le strade delle nostre città abbracciati a materassini da campeggio dai colori improbabili. Ce la vendono in pillole o in gocce da prendere prima o dopo i pasti possibilmente 2 volte al giorno per un periodo limitato: tutta la vita che ci resta. Ci hanno così ossessionato con la rapidità solo per farci perdere il piacere della calma. La calma la dobbiamo comprare. È diventato così necessario pagare un prezzo per dare valore alle cose, che siamo riusciti a stampare un codice a barre anche sulle emozioni. Senza un prezzo da pagare, senza un abbonamento settimanale, senza un mediatore pagato a ore non riusciamo a individuare le emozioni. Così per la calma. Non siamo più capaci di guardare la calma là dove naturalmente è. Il nostro occhio, il nostro cervello sono bombardati con frame di pochi secondi che devono produrre sensazioni di piacere veloci, immediate. La dovuta calma che è nelle cose – in due amanti che si baciano come se quell’attimo fosse eterno o nella serie di gesti del tiratore che si prepara prima di premere il grilletto – non riusciamo più a riconoscerla. Eppure, la calma è nei piccoli e grandi gesti che ognuno di noi si prende per riconnettersi con il proprio tempo facendo pulito, facendo il vuoto da tutto il superfluo, da tutto quello che disturba il proprio rito. Il lavoro che presenta Alice Leonini è un invito a riconoscere e a risintonizzarsi con i nostri gesti che celebrano la calma invitando a dargli la sacralità del rito fosse anche un gesto banale che ripetiamo, più o meno coscientemente, durante tutta la nostra esistenza o solo una volta in tutta la vita. L’artista vuole ri-costruire attraverso il video che presenta, l’educazione sentimentale della calma. Usando sequenze di immagini diverse ci conduce e ci invita a riflettere sui nostri riti, a individuarli fino a raggiungere a ritroso la propria infanzia nei momenti di gioco solitario o durante l’allattamento materno. Non abbiamo bisogno di mediatori. Non abbiamo bisogno di prescrizioni mediche: Alice Leonini ci ricorda solo che non dobbiamo avere fretta e usa la telecamera e le immagini senza applicare filtri o scorciatoie tecniche per rallentare il gesto. Le immagini e la poetica dell’artista senese diventano quasi come la mano dolce e paziente di una antica ricamatrice che accarezza il capo dell’allieva ricordandole che bisogna ricamare senza correre, senza fretta, ma piano, piano, piano, lentamente con la stessa pazienza e la stessa dolcezza del padre o della madre che raccontano o leggono una storia per far addormentare il proprio bambino o di chi sussurra parole d’amore nell’orecchio del proprio amante. Con la dovuta calma.
Fiorino Pietro Iantorno